Dalle origini ad oggi, uno strumento unico nell’Unione Europea
Le reti di imprese nascono nella forma semplificata di “contratto”, ossia accordo tra imprese, nel 1989.
La sua derivazione può considerarsi dipendere dai distretti industriali e tematici che avevano costituito le prime aggregazioni per far fronte all’avvio di quella economia “planetaria” che da allora è stata definita come processo di “mondializzazione”.
Il primo grande gruppo di imprese retiste è stato alimentato della possibilità di detassare totalmente gli utili reinvestiti, oltre che a contributi diretti, seguito da un credito di imposta negli anni 2014, 2015 e 2016 che, sulla spinta della crisi economica, ha determinato un secondo BOOM di aggregazioni tese anche ad abbattere i costi con economie di scala, razionalizzazioni e valorizzazione di sinergie e complementarietà.
Oggi, finiti gli incentivi ed acquisita la possibilità di costituire anche reti strutturate (“soggetto”) con personalità giuridica e piena autonomia patrimoniale, questo duttile strumento di aggregazione si candida a sostenere l’affacciarsi di un nuovo fenomeno: l’aggregazione di imprese sulla base di una attualissima e vincente risposta ai nuovi player che si stanno affacciando sul mercato mondiale e che caratterizzano uno degli aspetti di quella che a tutti gli effetti può definirsi la “quarta rivoluzione industriale e tecnologica”, che è concetto ben più ampio della definizione corrente (e a mio avviso troppo riduttiva quanto a consapevolezza generata) di “industria 4.0”.
Complice una legislazione leggera che lascia molto spazio alle parti – davvero un “unicum” italiano” – le NUOVE reti di imprese stanno nascendo aggregando soggetti molto accordi e consapevoli delle nuovissime sfide che, oltre ai pericoli, permettono nuove opportunità.
Se da un lato, infatti, Google, FB, Amazon si stanno affacciando a nuovi settori mettendo in crisi imprese big tradizionali (si veda in Italia il caso Trony) e in settori come l’automotive e, recentissimo, le farmacie on line, dall’altro la preferenza di un’economia italiana basata sulle PMI al 90% con al suo interno piccole eccellenze mondiali, permette, grazie alla reti, assai più dinamiche di altre forme (consorzi) e strutturate per progetti a medio e lungo termine (rispetto ad AT e ATS), di aggregare imprese di eccellenza e posizionarsi con la massa critica adatta alle “onde anomale” che i processi attuali economici stanno generando.
Progettisti e manager di rete
Più imprese, necessità di sopravvivenza, rilancio e sviluppo a medio termine necessitano tuttavia di un’assistenza specializzata a favore del gruppo e non delle singole aziende e la scelta attenta sul consulente che assista a tutto lo sviluppo del progetto di rete e al suo programma può essere moltiplicatore delle stime di una buona riuscita.
Si può riassumere il percorso tutto sommato breve della storia di questo strumento aggregativo, dicendo che, proprio il futuro prossimo che ci attende deve essere generatore di grande attenzione da parte delle PMI per cambiare almeno in parte lo storico atteggiamento eccessivamente individualista, aprendosi ad un nuovo modo di fare – insieme ad altri – impresa.