Il 2018 si preannuncia un anno di svolta. Alcune grandi linee sono state tracciate dai precedenti governi:
– fattura elettronica;
– pagamento degli stipendi con mezzi tracciabili;
– nuova tassazione redditi quote qualificate di società di capitali;
– contabilità semplificata con imputazione per cassa.
La nuova inedita compagine governativa, se da un lato ha alimento una forte aspettativa di cambiamento, dall’altro ha subito le pressioni dell’apparato istituzionale nazionale ed internazionale finendo per definire una struttura ministeriale ben più tradizionale nella scelta dei ministri chiave.
Dalla lettura di molti commenti e dai contenuti dei testi dei primi provvedimenti in ambito di lavoro, in assenza di iniziative che scuotono davvero l’economia, provvedimenti di rottura e di vera rivisitazione del rapporto Stato-Cittadino è da prevedersi, almeno nel breve periodo, un periodo transitorio caratterizzato da:
1) Assenza di sgravi in materia fiscale e contributiva per alleggerire i bilanci delle imprese e delle pressioni a causa dei vincoli di bilancio costituzionale ed europei, oltre che per l’attenta vigilanza del Ministero dell’Economia, ci si attende il massimo sforzo nell’emanazione di provvedimenti a costo zero (orientati allo snellimento burocratico e all’eliminazione di numerosi adempimenti).
2) In materia di lavoro, invece, pare possa prevedersi un approccio più ideologico che tecnico, volto a ribilanciare almeno in parte il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori.
La preoccupazione sta nell’apparente mancanza di attenzione nel valutare l’inserimento di nuove norme – in linea generali anche condivisibili – in un contesto economico nazionale ancora estremamente fragile, dove un sistema ulteriormente irrigidito può portare a più danni che effetti positivi.
Le motivazioni da indicare nei rinnovi dei contratti a termine possono generare rilevante contenzioso e l’assenza di una forma di lavoro occasionale in una fase storia comunque oggettivamente fragile rischia di ottenere l’effetto opposto con considerevole aumento del lavoro nero, con buona pace di una pessima norma che ha introdotto la tracciabilità totale dei pagamenti.
L’impressione è che, per motivi ideologici condivisibili, si vada a danneggiare proprio il lavoro regolare.
3) Contanti, banche e grandi lobbies. È allo studio un ennesimo giro di vite in materia di anti-riciclaggio con segnalazione di rischio per tutti gli operatori che, sommando versamenti e prelievi, supereranno i €10.000 mensili.
Molto critico un articolo eccellente del collega e amico Gabriele Righetti sul tema, che riproduco:
Sarà quindi necessario per il contribuente attendere tempi medi per riscontrare eventuali effetti benefici per la sua situazione di prospettive personali, prima di un ulteriore “turbolenza e appesantimento del sistema”.